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San Giuliano, Redefossi fogna a cielo aperto: l'aria è irrespirabile

Il Redefossi, canale scavato nel 1786, ancora alla ribalta delle cronache. Dove finiscono i negozi di via Roma, inizia una specie di fogna ricoperta da rifiuti d’ogni genere, bagnata da liquami che rendono l’aria irrespirabile. I cittadini: non possiamo tenere mai le finestre aperte. Il reportage e le foto

Il Cavo Redefossi è un canale artificiale scavato nel 1786 in prossimità di Porta Nuova, a Milano, per mettere al riparo Porta Romana, Porta Vittoria e Porta Ludovica dalle esondazioni del fiume Seveso e del naviglio della Martesana, dei quali raccoglie le acque, convogliandole sotto terra fuori dal centro meneghino. È tra San Donato e San Giuliano Milanese che il “re” riemerge dagli inferi per poi confluire, alla luce del sole, nella roggia della Vettabbia, affluente del Lambro, nei pressi di Melegnano.

Un nome, un destino. Il “fosso” per eccellenza era stato costruito per risolvere le problematiche di Milano, addossandole alle zone agricole limitrofe. Oggi, a distanza di secoli, il gioco dello scaricabarile avviene all’interno della stessa San Giuliano. Al Redefossi, infatti, sono connesse una serie di criticità che fanno la sfortuna di quella piccola parte di cittadini i cui caseggiati costeggiano il cavo, a fronte della sostanziale indifferenza della maggioranza dei residenti, alla cui vista lo scolo è protetto da via Roma, prosecuzione della via Emilia.

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La presenza del Redefossi a ridosso delle abitazioni comprese tra via Toscani e via Magri marca la differenza di trattamento che le giunte succedutesi alla guida dell’amministrazione hanno riservato a questo tratto di San Giuliano, dove il degrado portato dal ristagno delle acque reflue resta al riparo dagli sguardi di chi percorre l’arteria via Emilia. La strategia è stata quella di nascondere la polvere sotto il tappeto. Finchè all’apparenza tutto è in ordine, la mancanza di decoro può risultare tollerabile.

Ma non appena ci si addentra lungo la sponda destra di via Roma, lontano da negozi e attività commerciali, ci si imbatte nel fondale del Redefossi, una specie di fogna ricoperta da rifiuti d’ogni genere, bagnata da liquami che rendono l’aria irrespirabile e che forniscono un habitat perfetto per roditori e insetti. I residenti che vivono nei palazzi adiacenti non possono tenere aperte le finestre, neanche d’estate, quando la calura non dà tregua.  Ma non sono restati a guardare: le famiglie di via Toscani si sono organizzate e hanno formato di recente un comitato, con lo scopo di arrivare ad una sistemazione della strada, ma soprattutto alla pulitura e alla successiva copertura dell’alveo incriminato.

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“I disagi dipendono da un sistema fognario antiquato”, dice Corrado Biondino, consigliere in quota Pdl ed esponente del comitato, “che deve far fronte allo scarico delle acque nere provenienti non soltanto dalle nostre case, ma anche dall’intero quartiere Serenella a noi vicino”. In concomitanza con la copertura del terzo lotto del Redefossi, infatti, a partire da via Alfieri sono stati messi a punto nuovi collegamenti, che senza autorizzazione convogliano i liquami fognari nel tratto di via Toscani, dove ristagnano a causa della mancanza di una corretta pendenza del fondale.

“A questi problemi si aggiungono quelli di sicurezza”, racconta Carlo Milanesi, uno dei residenti, “la recinzione del cavo è fatiscente, gli argini franano, e per quanto riguarda l’arredo urbano l’illuminazione scarsa non ci fa stare tranquilli quando cala la sera”.

Le istituzioni competenti non possono dire di essere all’oscuro di questo degrado igienico-sanitario: sono molte le denunce sollevate dai cittadini a Genia, la multiservizi comunale cui spetta la manutenzione del Redefossi, e all’amministrazione sangiulianese, tramite contatti con il vicesindaco Stefanoni e con il tecnico Agostinis. Un sopralluogo dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), ha inoltre certificato la situazione indicata dai residenti.

“Fin’ora si è risposto alle nostre richieste solo con dei palliativi”, lamenta Biondino, che ha anche presentato una mozione al riguardo. Il consigliere smentisce l’avvio, previsto a inizio gennaio 2010, degli interventi di sbarramento che avrebbero dovuto mandare in secca il fondale per consentire la pulitura dell’alveo. Il comitato non crede nemmeno che partiranno, questi lavori. Troppe promesse fino ad ora non sono state mantenute.     
 
Sara Marmifero
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